da mercoledì 1 a sabato 4
Laboratorio di clown
con Andrea Cosentino e l'intervento di Roberto Castello
Un lavoro sul clown, ovvero l’esplorazione della
propria comica fragilità attraverso l’esposizione del proprio esibizionismo. Aperto a tutti
Un lavoro sul clown, ovvero l’esplorazione della
propria comica fragilità attraverso l’esposizione del proprio esibizionismo. Aperto a tutti
Non nascondersi dietro un gesto ma anche non fingere di non fingere. Il grado zero dell'esperienza performativa non è la tecnica e ancor meno la sincerità, ma il piacere del gioco, del travestimento e dell'esposizione allo sguardo altrui. La gioia infantile dell'esibizione. La nostra vuole essere una esplorazione della stupidità, nel senso ludico del termine, come motore vitale dell'esperienza performativa. Che viene prima di ogni distinzione di stile e di genere.
Si attraverseranno una serie di esperienze.
Con la maschera, come strumento che consente l’improvvisazione e la comprensione dei meccanismi teatrali del conflitto: lo spazio tra il volto e la maschera, e quello tra il proprio io e le azioni sceniche, verrà indagato come spazio di drammaturgia cosciente, cioè di invenzione di gesti e parole che, se agite con la giusta consapevolezza, sono già scrittura teatrale. Il focus sarà però un lavoro sul clown, ovvero l’esplorazione della propria comica fragilità attraverso l’esposizione del proprio esibizionismo. Il tutto accompagnato da una serie di giochi sul racconto, come base comune, per quanto nascosta, ad ogni tipo di proposizione artistica.
Data la brevità del percorso, si procederà per tentativi, piccoli assaggi, veloci messe in scena di improvvisazioni individuali e di gruppo, il cui obiettivo realistico è quello di esercitarsi ad osservare, sperimentare e porre le domande giuste ai propri materiali di lavoro, piuttosto che quello di apprendere presunte tecniche. Convinto come sono che quelle che spesso vengono spacciate come tecniche non sono altro che vecchie invenzioni già consumate, e che il destino del teatro a venire, sempre che abbia un avvenire il teatro, sia quello di doversi reinventare ad ogni passo.