Più o meno al laboratorio succederà questo: si inizierà con degli esercizi a tema. Poi vi farò scrivere.
Raccoglierò tutti gli scritti e ne farò un unico testo. Il testo del gruppo. Inizieremo a comprenderne il senso mettendolo in scena. Nel frattempo vi chiederò di scrivere altri testi. E si procederà sempre allo stesso modo. Dal testo alla scena. Alla fine avremo quattro, cinque scene. Bisognerà trovare il modo di capire come unirle e farne uno spettacolo di 25\30 minuti. Tenendo sempre presente il pubblico. Il pubblico prima di ogni altra cosa. Alla fine quello che si otterrà è un modello di teatro partecipato. Il teatro partecipato è una storia d’amore tra l’ascolto e la parola, quella che noi andremo, mi auguro, a inventare nel corso del laboratorio sarà una di queste storie. Una storia quindi da continuare a raccontare anche dopo la fine dello spettacolo.
Infine, hai presente quando fai un solitario e le carte vanno a posto senza che tu debba spostarne nemmeno una? Che tutto fila liscio e non hai chiesto nemmeno la grazia a qualcuno perché tutto potesse filare così liscio? Ecco a teatro non è mai così. A teatro è come quando ci si innamora che niente sta più al suo posto. Così ho pensato ad un percorso formativo di recitazione e scrittura dove niente sta più al suo posto. Un laboratorio dove sono tutto\a innamorato\a.
MIMMO SORRENTINO
Drammaturgo e regista.
Il suo metodo di lavoro, che si ispira ad un metodo proprio delle scienze sociali: “l’osservazione partecipata”, è stato oggetto di studio e di tesi di lauree presso università italiane ed europee. E' stato docente di “teatro partecipato” presso la scuola Paolo Grassi di Milano.
Sul suo metodo ha pubblicato il libro “Teatro partecipato” edito da Titivillus. Nel 2014 ha condotto per 24 settimane una sua rubrica di teatro partecipato nel programma radiofonico di Radio TRE Piazza Verdi.
Nella sua ricerca teatrale Sorrentino ha coinvolto attori, studenti, docenti, disabili, tossicodipendenti in recupero, alcolisti, anziani, extracomunitari, abitanti delle periferie del nord Italia, Rom, detenuti, vigili del fuoco, giudici, magistrati, medici, infermieri, commercianti ambulanti, pendolari, malati terminali, malati di Alzheimer. Persone molto lontane dalle accademie teatrali, come non teatrale è stata la sua formazione.
I suoi maestri sono stati Norberto Bobbio, Danilo Dolci, Italo Mancini. Nei suoi lavori spesso si avvale della consulenza di scienziati come il Prof. Vittorino Andreoli e il prof. Piergiorgio Odifreddi.
Mimmo Sorrentino ha ricevuto il prestigioso Premio ANCT – Teatri delle diversità 2014
Motivazione
Il drammaturgo e regista Mimmo Sorrentino ha coinvolto negli ultimi vent’anni attori, studenti, disabili, tossicodipendenti in recupero, alcolisti, anziani, extracomunitari, abitanti delle periferie del Nord Italia, Rom, detenuti, vigili del fuoco, commercianti ambulanti, medici, pendolari, malati terminali. Il suo lavoro, apprezzato anche in Francia, raggiunge nel 2013 il pubblico di Radio Tre, emittente che lo invita a curare, con il suo Teatro Partecipato, una rubrica per il programma “Piazza Verdi”. Con la cooperativa Teatroincontro la sua ricerca muove da istanze sociali, civili, filosofiche. Non a caso, da autodidatta, Sorrentino riconosce come suoi Maestri Norberto Bobbio, Danilo Dolci e Italo Mancini con il quale si è formato ad Urbino, laureandosi in scienze politiche.
“Scrivete una preghiera. Ma non il Padre nostro. Voglio una vostra preghiera. Personale” chiede, da non credente, ai detenuti della Casa circondariale Piccolini di Vigevano per lo spettacolo Terra e acqua con loro rappresentato il 29 maggio 2013 nella chiesa di San Pietro Martire. E il carcere si trasforma in “luogo dell’anima”. Il lavoro, riallestito, è stato presentato al Teatro Elfo Puccini di Milano il 13 febbraio 2014 con il coinvolgimento degli attori detenuti e di diversi cittadini di Vigevano. Ancora una volta Sorrentino “ha saputo – nell’ascolto di sé – percepire contemporaneamente gli altri in un processo empatico che rende condivisibili le esperienze in forma radicale”.
ALTRI PREMI E SEGNALAZIONI
Nel 2007 il testo Ave Maria per una gattamorta è segnalato al Premio Riccione 2007 con la seguente motivazione: Una storia di ordinaria violenza espressa col linguaggio povero e ossessivo degli sms e dei videofonini: Mimmo Sorrentino trasforma in una pagina di scarna cronaca teatrale, senza redenzione, una preziosa consuetudine di lavoro coi giovani e coi diseredati di ogni paese.
Nel 2009, presso il Centro Studi Drammaturgici Internazionali Franco Enriquez, riceve il Premio Franco Enriquez per l’impegno civile la sua attività di drammaturgo e regista con la seguente motivazione: Mimmo Sorrentino, teatrante di formazione non accademica, considera suoi maestri Norberto Bobbio, Danilo Dolci, Italo Mancini, ai quali si ispira per la sua particolare metodologia di lavoro che ama definire ‘osservazione partecipata’. Da anni svolge attività con laboratori nella zona di Vigevano, dove nel 1990 ha fondato la cooperativa TeatroIncontro. Nella sua produzione teatrale, sempre innervata da una autentica istanza sociale e civile, gli interpreti sono studenti,disabili, tossicodipendenti e alcolisti in fase di recupero, anziani, extracomunitari, abitanti delle periferie, Rom. Le loro vicende , osservate e raccolte con il rigore delle scienze sociali, ma anche con rispetto ed empatia,distillate nella creazione drammaturgica,sono spesso portate in scena da personaggi, i cui volti portano i segni delle medesime storie di emarginazione, di violenza,di sofferenza che stanno rappresentando. E il primario obbiettivo artistico di Sorrentino si coniuga con la strategia di recupero e integrazione dell’emarginazione etnica e sociale.
A novembre 2009 lo spettacolo Fratello Clandestino riceve una segnalazione al Premio Internazionale Teresa Pomodoro, un teatro per l’inclusione da una giuria composta da Eugenio Barba, Luca Ronconi, Levin Dodin, Magda Poli, Jonathan Miller.
Per maggiori informazioni su Mimmo Sorrentino si rimanda al sito mimmosorrentino.wix.com\mimmo